Camminata della quercia del 9 giugno

 La Grande Quercia - racconto Africano

 E’ la sua storia che la fa diversa da tutti gli altri. Ascoltate:

"In un tempo molto lontano non solo gli animali e gli uomini avevano la possibilità di girare il mondo, di muoversi da un posto all’altro.

Anche gli alberi avevano le gambe.

Naturalmente gli alberi giovani avevano gambe agili e veloci e si muovevano in fretta, convinti com’erano di poter vedere tutto il mondo.

Invece gli alberi più anziani, grandi e maestosi, si spostavano lentamente, perché sapevano bene che il mondo è molto grande, che tutto non si riesce a vedere e vale la pena di conoscere bene qualcosa, piuttosto che troppe cose male.

A quel tempo la Grande Quercia era un giovane albero e viveva con una colonia di querce sue sorelle.

Avevano deciso di trascorrere nella nostra radura l’estate, prima di riprendere il loro cammino.

La giovane quercia era un albero gentile e ben presto molti uccelli ottennero il permesso di costruire il loro nido tra le sue foglie. Alla quercia piaceva ascoltare il loro canto al mattino e le loro storie di volo.

Poi fu la volta di una famiglia di scoiattoli, che avevano bisogno di una tana sicura per le loro scorte.

Dopo gli scoiattoli, la quercia accolse un alveare e poi tante famiglie di piccoli insetti, che trovarono riparo nelle pieghe del suo tronco.

Così la quercia non era mai sola e ben presto conobbe i nomi, le storie, le abitudini di tutti i suoi nuovi amici.

L’estate passò in fretta e i primi freddi, le prime piogge ricordarono alle querce che era arrivato il momento di rimettersi in camino, verso terre ancora fiorite, come era loro consuetudine.

Ma proprio la notte prima della partenza, il cielo si riempì di nubi nerissime, che nascosero la luce della luna e delle stelle e cominciò a soffiare un vento molto forte.

Si scatenò il temporale: ma era diverso dalle solite piogge. Il vento urlava con voce feroce e sembrava voler piegare e strappare e sradicare tutto ciò che incontrava nella sua corsa.

Gli uccelli si svegliarono, tremando per i loro nidi, e tutti gli animali della natura cominciarono a correre qua e là, in cerca di un riparo sicuro dal vento e dall’acqua.

Anche le querce si svegliarono e subito le più anziane lanciarono l’ordine di cominciare a muoversi; a restare là, in mezzo alla tempesta, c’era il rischio del fulmine o di farsi spezzare. Non c'era tempo da perdere.

Cominciarono perciò a scrollarsi di dosso gli uccelli, gli insetti, tutti i loro piccoli ospiti di un’estate, per potersi mettersi in cammino.

<Ti prego, quercia gentile – disse il Merlo alla nostra giovane quercia – non cacciarci via proprio adesso: se te ne vai ora, per me e per i miei amici sarà la fine>.

.<Sorella quercia – disse la lepre – tienimi al riparo delle tue foglie per un poco ancora>.

<Non fermarti, non fermarti!> le gridavano le altre querce. Ma la giovane quercia non osava muoversi: non poteva lasciare i suoi amici.

Ben presto nella radura di tutti gli alberi rimase lei sola e sotto di lei si rifugiarono gli animali, stretti gli uni agli altri.

Il vento urlava sempre più forte. Era tremendamente infuriato perché la giovane quercia osava sfidarlo.

<Vedremo chi di noi due è più forte>> gridò; e si mise a spirare e a soffiare con tutte le sue forze.

La giovane quercia non sapeva più come resistere: si sentiva piegare da tutte le parti, sentiva i suoi rami spezzarsi e vedeva le sue foglie strappate e trascinate lontano.

Come resistere? Come non cedere?

Decise di aggrapparsi alla terra e con tutte le sue forze vi affondò i piedi e serrò forte le dite al terreno, in profondità.

Fu una lotta dura.

Al mattino, quando tornò la luce, la quercia era ancora in piedi: lacera e ferita ma ritta.

E tutti i suoi amici erano salvi.

<Grazie quercia, ci hai salvato al vita – le dissero. – Ora puoi raggiungere le tue sorelle>.

Ma per resistere al vento, la quercia aveva abbracciato la terra così forte che ora non poteva più muoversi.

I suoi piedi, le sue dita erano divenuti radici profonde.

<Non potrò più vedere il mondo – pensava la quercia, - Vedrò sempre e solo questa radura e questo pezzetto di cielo>.

<Noi saremo i tuoi occhi – promisero gli uccelli – tutto ciò che vedremo nei vostri voli te lo racconteremo>.

<Noi saremo le tue gambe – assicurarono gli animali – ti porteremo le notizie e le avventure del Prato, del Bosco e della Montagna>.

<Noi saremo le tue orecchie – dissero le api – niente di ciò che avverrà qui intorno ti sarà sconosciuto>.

<Noi saremo i tuoi amici – dissero tutti insieme – ogni giorno verremo da te, non ti lasceremo sola>.

E poiché tu ci ha salvato la vita, intorno a te ci sarà sempre pace tra noi.

Sarai la Quercia del Consiglio e dell’amicizia>.

 

L’attualità della Quercia
Oggi ci troviamo in una situazione in cui la concretezza è diventata
opprimente perché guidata dal materialismo e dall’egoismo. Mai come
oggi abbiamo bisogno di una concretezza ispirata a principi più alti, a
una vera spiritualità che ci colleghi con le nostre origini.
Lo Spirito della Quercia insegna che possiamo essere molto concreti
anche se ci ispiriamo al mondo spirituale e a ideali che sembrano poco
tangibili. Ci sostiene nella realizzazione materiale di questi ideali.

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